Introduzione all’I KING
DIVINARE
Una parola che viene dal Latino e che allude alla possibilità che il pensiero invisibile – il Pensiero Divino – sia intento a pervadere il pensiero umano. La parola greca corrispondente MANTEUOMAI ( indovinare, vaticinare, predire) e MANTIS (indovino) ci insegnano che l’etimo è di provenienza Indo-Europea: MEN, la stessa radice che si trova alla base della parola Latina MENS. Rileviamo allora che, nel misterioso processo delle grandi lingue dell’area Indo-Europea, il concetto di divinazione è fortemente coestensivo al concetto di mente. Per quanto riguarda l’approccio della Psicologia al divinatorio, bisogna dire che, fra le scienze umane, questa, è quella che meno ha studiato tale esperienza mentale. L’Etnologia, l’Antropologia, gli studi di Religioni Comparate, la Parapsicologia, la Filosofia….. hanno esplorato l’esperienza divinatoria con maggiore interesse e frequenza. Tali scienze ci forniscono una bibliografia analitica, una griglia informativa di rilevanti proporzioni. Molti accreditati ricercatori hanno sostenuto che la divinazione è l’argomento meglio condiviso da tutte le scienze umane. Tuttavia, questa letteratura non entra mai nello specifico dei meccanismi endogeni, endopsichici con cui l’esperienza divinatoria si realizza, si afferma, si diffonde e si esprime. E’ per questo che si avverte acutamente la latitanza del punto di vista descrittivo/esplorativo della psicologia e la necessità che la lacuna venga in prosieguo colmata, forse le ultime opere esaurienti, due trattati filosofici, scritti su quest’argomento, sono il ‘De “Fato’ e il ‘De Divinatione’ di Cicerone.
Fattore repressivo
Il fascino che i grandi centri oracolari dell’antica Grecia (Delfi, Dodona, ecc.) hanno esercitato su tutti i neoclassicismi, su tutti gli umanesimi che si sono avvicendati negli ultimi mille anni in Europa, è enorme. Questi luoghi di pellegrinaggio e vaticinio ebbero nell’antichità una capacità influenzatrice assai potente anche all’ interno dei processi politici della città-stato.
Il primo grande repressore dell’esperienza divinatoria, che la nostra memoria storica e culturale ricordi, è Platone. Mentre da un lato è stato l’alimentatore del pensiero mitico-immaginativo, dall’altro è stato colui che ha scagliato le frecce più acute contro quella singolare e profonda esperienza mentale che per certo fu la pratica oracolare. Nell’utopia della “Repubblica” egli sostituì la possibilità che fosse il mago-sacerdote (ideologia oracolare) a opporsi al mondo dei guerrieri e dei re, con l’ipotesi che tale privilegio spettasse al filosofo concettualizzatore. Questo fattore repressivo di carattere intellettuale pervaderà tutto il Socratismo e tutto il Platonismo nei riguardi dell’ esperienza vaticinante e profetica.
Nell’Impero Romano un’altro evento repressivo proibirà non solo ai gerarchi del potere ufficiale di consultare l’oracolo che vieterà a ogni singolo cittadino di interrogare un qualsiasi sistema divinatorio a fini strettamente privati: sarà il CODICE di TEODOSIO (IV secolo dopo Cristo). Il Cristianesimo già influenzava le condizioni del potere romano e ci si domanda se fu esso oppure l’Impero Romano come ragione di stato organizzata che represse l’esperienza divinatoria attribuendole la colpa di lesa maestà.
In ambito psicologico possiamo costatare come l’incultura e la fobia faccia scattare un fattore repressivo in quest’esperienza del mentale; e come, allo stesso tempo, l’attrazione che suscita la materia sia straordinariamente prensile e tocchi dei centri profondi ed ineludibili. Ciascuno “cetra verificare facendo un; piccolo esame su se stesso, come quelle esperienze che ci arrivano quotidianamente, quei presentimenti (forme fantasmatiche e fugacissime) che ci annunciano eventi e situazioni, producono in noi o un moto di sfiducia e di distacco, oppure un accoglimento dell’esperienza presenziente. Quale che sia la nostra capacità di trattenerla o la nostra capacita di i memorizzarla è certo che non esiste persona umana che non abbia questo fiume di barlumi conoscitivi, d’informazioni eterodosse a livello cosciente o paracoscicnte. Quando queste fugaci sensazioni, queste esperienze peculiari vengono da noi percepite in uno stato di fiduciario abbandono allora in noi non è scattato il fattore repressivo. Quando invece li percepiamo con ritrosia, col bisogno di difenderci, di rinviare e di far migrare l’esperienza del presentimento, allora in noi è subentrato quest’elemento erratico, sottile ed inperscrutato, nonostante qualche accenno di Freud non abbiamo conoscenze sufficientemente rifinite sulla. censura in questo campo. Ancora dobbiamo procedere col necessario beneficio dell’ipotesi.
L’esperienza della divinazione nel processo di ominazione
Non sono pochi gli studiosi a ritenere che nel Paleolitico e nel Neolitico, l’uomo aveva dei comportamenti quali la sepoltura dei corpi dei defunti e degli oggetti (reperti) che fanno supporre eseguisse delle ritualità sconosciute. Ritengono che accanto all’esperienza dell’inumazione e del culto del defunto questo nostro antico progenitore potasse realizzare esperienze paramagiche e parareligiose probabilmente di “tipo divinatorio. Ci troviamo di fronte eventi primari e profondi tali da essere ineludibili ed e fatale che queste esperienze rigurgiteranno con veemenza, davanti all’attenzione di chi percorra la via conoscitiva dell’umano. Sembra che le modalità con cui i singoli gruppi etnici hanno esplicato l’esperienza divinatoria si differenziano enormemente negli scopi, nei metodi, nei siatemi simbolici ed in una visione comparatistica si è sconcertati nel rilevare, ad esempio, il divario esistente tra l’esperienza oracolare greca e l’esperienza vaticinativa cinese di cui ci dovremo più specificamente occupare.
Le nostre informazioni attuali sul nascere dell’esperienza divinatoria in Cina
L’archeologia cinese possiede una grande collezione di reperti databili dal 1500 avanti Cristo in giù.
Il guscio di tartaruga (detto in greco Kelioné, per cui gli studiosi chiamano questa forma di divinazione la Kelionomanzia).
Sul guscio di tartaruga il Cinese antico esercitava una serie di pratiche di straordinaria “bellezza. Il guscio veniva raccolto in primavera, veniva levigato e privato delle sue parti “biologiche. La scuola degli Indovini procedeva ad usarlo per un singolare rito. Prendevano un tizzone acceso che avvicinavano al guscio di tartaruga per operarvi delle crepe biforcate, YY. Questi segni permettevano all’Interprete, al divinatore, di rispondere all’interrogante che di solito poneva gravi quesiti. Dobbiamo ricordare che il contadino cinese dell’epoca aveva il problema delle inondazioni, il problema del raccolto, della vita familiare, della malattia, della morte e dell’amore – temi tra l’altro che ancora oggi portano l’uomo del nostro tempo a confrontarsi col vaticinio, l’oracolo, le mantiche astrologiche o d’altro genere. Una cosa è certa ed è questa: il fenomeno divinatorio si diffuse tanto in questo enorme paese, attraverso la Kelionomanzia, che finì col creare le prime forme ideogrammatiche riconosciute e convenzionate in seguito in modalità linguistiche. Il cinese è una lingua che nasce dalla divinazione. In seguito questa forma divinatoria fu sostituita da un’altra che si realizzava sulle ossa di mammiferi ed è oggi nota come l’ Ostunomanzia. o osteomanzia.
Si usavano delle ossa intere e nelle ossa spezzate —-=== e cominciamo ad intravedere come l’ ostunomanzia portò alla costruzione dei segni elementali dell’I King, il segno intero ed il segno spezzato. Possiamo capire come intorno al mille avanti Cristo gli indovini cominciarono con un gesto semplice di grafica elementare, a codificare questa stilizzazione segnica delle ossa. Era l’inizio, di ciò che avrebbe portato alla complessissima topografia. simbolica, al modello di mente, di società e di universo che propone l’I King.
Oggi nel mondo moderno, gli indovini, gli aruspici, gli sciamani sono ormai gli psicologi, che dovranno passare dalla divinazione come interrogazione del futuro che non c’è ancora, alla lettura dei segni e dei simboli che sono qui presenti. Leggere il futuro nel presente significa passare da un universo causale ad un universo semantico.
Non dovremo essere atterriti dal pensiero logico, considerandolo unico detentore della primogenitura intellettuale ed orientante perché sarà l’atteggiamento analogico a consentire gli avanzamenti che noi perseguiamo e pur essendo noi degli “indovini” lontanissimi nello spazio e nel tempo da coloro che appartenevano alla Scuola degli Auguratori nell’antica Cina, possiamo chiederci in quale stato di coscienza doveva trovarsi colui che compiva una previsione che casuale non è perché nasce da una pratica millenaria.
L’esperienza della Casualità
In ordine alle ricerche composite e variatissime sull’idea di Tempo e di Spazio come immagini inferiori, l’uomo che prevede, l’uomo che divina, ci rendiamo conto non può far altro che far scattare in sé dei tempi e degli spazi peculiari. Solo un modello di mente può rendere accessibile alcuni di queste componenti più rarefatte ed inattingibili dell’esperienza interiore. Non c’è generazione di ricercatori sull’umano che in qualche modo non ha proposto uno o più modelli di mente.
Per la nostra costituzione psicofisiologica siamo chiamati ad esperire il tempo e lo spazio. Ricordiamo le concezioni di Kant nella ‘Critica della Ragion Pura’ sulle “forme a priori” e costatiamo che ogni aspetto della nostra sensibilità situazionale e CROHOMORFA e SPAZIOMORFA.
(Adoperiamo por il nostro schema i termini latini in quanto favoriscono una concisione ed una chiarezza simbolica maggiore rispetto agli avverbi di una lingua moderna.) In un primo momento osserviamo che ogni esperienza viene percepita dalla nostra sensibilità nel qui e nell’ora (nell’Hic et Nunc). In seguito sperimentiamo un piano ulteriore in cui l’informazione pervenuta ci dai canali afferenti travalica in realtà organizzatrici più interne e si costruiscono delle risonanze posi sensorie ed extrasensorie. Il Quì diventa altrove, l’Ora diventa altrotempo (Alibi et Aliquando). Questa trasformazione è simbolica ed energetica insieme, cognitiva ed attivatoria. Una strana legge di metamorfosi sembra si realizzi, in attinenza all’organizzazione delle immagini psicosensorie, portando l’esperienza cronotopica ad un piano di alterizzazione.
Ma questo è solo il primo stadio del processo psico-mentale, sussegue poi una divaricazione singolare che chiameremo B i ofila (che va verso Bios, la vita) o Necrofila (un’esperienza che va verso la morte, la percezione di Thanatos), Nei suoi estremi biofili la via porta alla totalizzazione. Nei suoi estremi necrofili la via porta alla nullificazione. Per totali z za z i one dobbiamo intendere tutti gli impulsi sensorio-immaginativi che portano la nostra interiorità ad avere immagini d’infinito. Sono le cosiddette percezioni eternali, per cui siamo portati a far affidamento fideistico e ad orientarci ad una totalità infinita eterna. Questo è uno dei processi rilevanti e più reperibili nella nostra vita psicologica; spostiamo le nostre immagini verso l’ogni luogo ed il sempre (UBIQUE SEMPER) Per nulli fica zione intendiamo lo spostamento delle nostre immagini verso la censura del nessun luogo e del mai (NUSQUAM et UMQUAM) e sappiamo di quanti “nulla” e di quanti “mai” è composta la nostra esperienza psicologica o spirituale quotidiana. Nell’esperienza di nullificazione potremo collocare tutte le nostre percezioni di finità.
Questo schema è utile per farci avvicinare al senso del tempo e al senso dello spazio quali si realizzano nell’esperienza divinatoria ed in particolare ci servirà nel nostro approccio al grande libro dell’I KING. Quest’opera che è talmente onnicomprensiva da consentirci una immersione profonda; e con l’uso di questo modello di mente ci renderemo conto di possedere una rete di salvataggio per chi in esso s’immerga. La nostra ricerca spera di effettuare una ricognizione esplorativa si, ma anche di provocare una riattivazione della personalità tramite un orientamento autocoscienziale. Osserveremo in un primo momento che tale è la composita, compiutezza di quest’opera da risultare scoraggiante e di più inattingibile. Somiglia a un labirinto inpenetrabile in cui difficilmente potremo entrare con i nostri odierni mezzi intellettuali, con il nostro tipo di cultura e di sensibilità. .Dobbiamo studiarlo in una lingua diversa da quella in cui fu scritta e sono molti a ritenere che le traduzioni europee siano assai approssimative e sostanzialmente modeste come adeguamento all’originale. Ma è proprio questa inaccessibilità a suscitare una continua sfida ed una continua tentazione a costruire un’ipotesi di penetrazione. E’ un’opera srtregante; un’opera che ha un potere ammaliatore su chi vi si avvicina. Da un punto di vista editoriale, negli ultimi vent’anni viene consideralo il libro più diffuso dopo la Bibbia in tutti i paesi occidentali, per non parlare di quelli asiatici dove ha avuto la sua primogenitura.
L’I King, nella sua complessa elaborazione attraverso i secoli si trovò in viaggio con tutta una serie di altre pratiche mantiene, ma molte di queste altre morirono storicamente mentre essa prevalse e sopravvisse ad una serie di purghe repressive, essa fù risparmiata perchè forniva un codice troppo radicato, e stratigraficamente sedimentato nel comportamento immaginativo-segnico-simbolico di quella etnia. Si trattava di un codice vincente che oltrepassava lo spreco dei conati, dei tentativi e delle possibilità di produrre segni. Studiare l’I King, significa quindi studiare un libro che ha vinto delle battaglie sterminate ed un margine di universalità in questa selezione naturale dei codici simbolici dobbiamo pur concedergli
Elementi base di questo codice
Il segno intero, lo Yang, il maschile. __________
Il segno spezzato, lo Yin, il femminile. ____ ____
Questa, composita filosofia combinatoria del maschile col femminile è alla base gran parte del pensiero cinese, ma è anche reperibile in tanti altri settori del pensiero umano, non ultima la troviamo all’interno del pensiero psicoanalitico occidentale.
La tensione irrisolta inerente a questi due segni era sicuramente presente nel pensiero degli antichi elaboratori del sistema in questione. Perchè proprio nella tensione irrisolta si poteva organizzare il successivo dentino di questi segni:
Nello svolgimento dinamico si raddoppieranno in BIGRAMIMI.