Cina, l’omosessualità non è più una malattia

SOCIOLOGIA
Cina, l’omosessualità non è più una malattia
Un primo passo verso l’emancipazione

D’ora in avanti in Cina l’omosessualità non sarà più considerata una malattia mentale. Infatti, nel nuovo ‘Indice delle malattie psichiatriche’, che sarà pubblicato il 20 aprile, non è più inclusa l’omosessualità, scrive il “Quotidiano dei giovani di Pechino”.

L’omosessualità, che non creava assolutamente scandalo ai tempi della Cina imperiale, cominciò a rappresentare un problema nella Cina comunista, in particolare durante la Rivoluzione culturale maoista del 1966-76. Quando vi fu, cioè, la rottura tra Cina e l’Unione Sovietica e il maoismo iniziò ad essere considerato una teoria politica a sé stante.

Solo negli ultimi anni, l’omosessualità è timidamente uscita allo scoperto nella società cinese, abbandonando le vesti da tabù. Merito di Internet e della globalizzazione, probabilmente. Oggi nelle grandi città si trovano numerosi bar per gay, come su Internet diversi siti specializzati. La stessa letteratura sui generis, d’altronde, sta uscendo dalla ristretta nicchia che si era costruita nel nome dell’anonimato e della clandestinità. Ma, come qualsiasi cosa riguardante il sesso, resta un argomento tabù per la stragrande maggioranza della popolazione.

La decisione di non classificare più come malattia mentale l’omosessualità è stata presa dopo un esame di 51 omosessuali dal quale è risultato che solo sei avevano bisogno di cure psichiatriche, scrive il giornale cinese.

La misura adegua la Cina alle norme dell’Organizzazione mondiale della sanità, ma non significa che “la legge o la società accettino gli omosessuali”, precisa il quotidiano. Il cammino verso l’emancipazione è solo agli inizi.

A cura di E.S.

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