Pet Terapy

Pet terapyI nosti amici animali… le coccole che guariscono

Gli Animali nostri alleati

Nel corso degli ultimi secoli l’uomo occidentale ha sviluppato una grossa supremazia della razionalità rispetto alla istintività perdendo la giusta armonia con la sua natura e la natura intorno a sé. Per questo ora si assiste alla richiesta di riavvicinamento e di recupero da parte di molte persone di questa fonte meravigliosa che l’uomo ha nel più profondo del suo essere e che ha in comune con l’animale: la sua naturalità ed in particolare la sua istintualità che si manifesta con la spontaneità e l’immediatezza delle sue azioni.

L’uomo e l’animale vivono sullo steso pianeta e tra essi, vi è interscambio comunicativo. Sempre più stretto è il legame di interazione “familiare” in cui anche l’animale viene considerato membro; non è più un caso notare come equilibri familiari vacillanti a causa delle modificazioni strutturali nei componenti, si ripristinano inserendo nel contesto del gruppo-famiglia l’animale domestico, il quale andando a ricoprire  lo spazio lasciato vuoto dall’elemento mancante, lo colma donando nuovo interesse e stimoli.

Ricerche sperimentali condotte nelle scuole, hanno evidenziato che lo studio della vita animale favorisce lo sviluppo di interazioni, la cooperazione e lo scambio di informazioni fra i bambini delle diverse classi di uno stesso ciclo pedagogico; da tale ricerca emerse che i bambini di una classe che acquisiscono conoscenze, esperienze, un vissuto , una sensibilità, una maniera d’essere e un modo di fare a contatto con una specie, con un animale  o con un gruppo di animali trasmetteranno ciò che hanno appreso ai bambini di un altra classe.

Negli ultimi anni, ha iniziato ad essere studiato ed utilizzato l’animale oltre che come compagnia, come cura, il termine utilizzato per caratterizzare queste modalità di intervento é “Pet Terapy” gli inglesi chiamano “Pet” quel genere di animali da coccolare, da vezzeggiare, da accarezzare perché morbidi: cioè quelli da tenere vicini alla propria persona.

Le coccole che curano

Nel 1961 lo psichiatra Boris Levinson parla per la prima volta di Pet therapy nel suo lavoro chiamato “II cane come coterapeuta”.

Nel 1969 Levinson occupandosi di Pet therapy con i bambini, notò che quando riceveva nel suo studio un bambino con disturbi psichici, questo si dirigeva facilmente verso il suo cane, dimostrandosi più spontaneo e più disponibile ad interagire con lui. Ne dedusse che l’animale fosse un mediatore utile a ristabilire i contatti sociali e lo usò in maniera sistematica nella relazione psicoterapeutica con i suoi piccoli pazienti ottenendo risultati soddisfacenti. Aveva notato infatti che un bambino spesso è intimorito nella comunicazione diretta con il terapeuta e la presenza dell’animale la facilita nell’esprimere le proprie difficoltà comunicando in maniera indiretta e cioè attraverso l’animale. Inoltre il bambino aveva la possibilità di proiettare sui l’animale le proprie sensazioni altrimenti inesprimibili. Infine tutti questi processi avvenivano attraverso scambi affettivi e giocosi con l’animate che rendevano più gradito l’incontro terapeutico. Nei 1981 anche Samue1 ed Elizabeth Corson si interessarono di applicare la Pet therapy questa volta ad adulti con problemi psichiatrici e ad anziani ricoverati in ospedali geriatrici. Essi riconobbero che l’animale aveva un effetto catalitico sul paziente che gli permetteva di instaurare una relazione dapprima uomo-animale e poi successivamente anche con altre persone dell’ambiente. Anche per i Corson l’animale è un buon facilitatore, un catalizzatore di risposte o terzo elemento di una relazione terapeutica tripartita.

Sempre nel 1981 il ricercatore Aaron Honori Katcher studia l’influenza della presenza di animali domestici sulla pressione arteriosa. Dai risultati del le ricerche effettuate emerse che la pressione si abbassava dopo l’accarezzamento di un cane o di un gatto e successivamente bastava evocare tali immagini. Ne conseguiva che i cardiopatici a contatto con gli animali avevano maggiori capacità di recuperare la salute. Inoltre per Katcher la presenza di animali da affezione incrementava la longevità e diminuiva il pericolo di malattie.

Anche Michael Mc Cullach nel 1981 effettuando ricerche su pazienti con insufficienze cardiache, disordini endocrini, disturbi gastrointestinali, enfisemi e diabete, notava che la sicurezza emozionale dovuta al legame con il proprio animale faceva sopportare meglio la malattia favorendo un decorso positivo e che la diminuzione di ansia permetteva oltre che la ripresa di contatti sociali anche un miglioramento terapeutico.

Nel 1987 in Italia in un convegno tenuto a Milano dalla SCIVAC, viene esaminato il tema “II ruolo degli ammali da compagnia nella società odierna”. Lo scopo del convegno è quello di cercare di avvicinare ai singoli individui o ai gruppi in maniera graduale e sistematica, animali selezionati ed addestrati per scopo terapeutico.

PERCHE’ TUTTO QUESTO?   ALCUNE CARATTERISTICHE DELL’ANIMALE CHE LO RENDONO UN BUON CO-TERAPEUTA NELLA INTERAZIONE UOMO – AMBIENTE

– L’animale ha una buona capacità di facilitare i rapporti interattivi . Egli da o prende l’iniziativa nel sollecitare la collaborazione del paziente.

– Agisce a livello istintuale e pertanto non mette in atto meccanismi psicologici difensivi quali la negazione o la falsificazione ma propone sempre con il mondo rapporti diretti, veri e lineari .

Non interpreta, ne falsifica.

-E’ sociale, ama vivere in compagnia.

– Molte razze, tra cui anche i delfini, hanno la facoltà di saper leggere il linguaggio corporeo (espressione del viso, atteggiamenti , paralinguaggio, prossemica) e di percepire, attraverso le produzioni ormonali, i diversi stati emotivi del l’altro empaticamente.

-E’ libero e spontaneo nel contatto fisico.

Questa spontaneità nelle interazioni fisiche favorisce ed aumenta le stimolazioni dei sensi.

Attraverso il con-tatto fisico cioè attraverso il contatto di pelle è possibile la costruzione dei confini del proprio corpo e anche del confine psicologico necessari alla formazione di una identità, di un Sé, di una concreta consapevolezza di esistere.

Non dimentichiamo che Pet in inglese significa qualcosa di morbito da accarezzare e pertanto l’animale è una buona fonte addizionale di intimità e calore.

– Ama giocare.

Giocando con gli animai i ragazzi hanno modo di esprimere la loro vivacità ricavandone sensazioni benefiche ed hanno modo di arricchire la loro comunicazione gestuale e tattile.

– E’ direttamente istintuale e pertanto evoca nell’uomo i suoi bisogni più profondi, spesso relegati in un angolo dell’intimo, riportandoli alla consapevolezza.

– E’ un utile facilitatore sociale in quanto con i suoi movimenti attira l’attenzione della gente su di sé aumentando i contatti fra le persone.

PERSONE CHE POTREBBERO GIOVARE DEL CONTATTO CON UN ANIMALE DOMESTICO

– Bambini con disturbi psichici, con sintomi da deprivazione sensoriale, con problemi comportamentali e deficit cognitivi (memoria, apprendimento e orientamento spazio-temporale)

            Attraverso il gioco ed il contatto diretto fisico possono sviluppare con più facilità i processi cognitivi e sensoriali.

Il contatto con l’animale può produrre sensazioni ed emozioni positive tali da far desiderare nel bambino la ripetizione del l’esperienza portandolo quindi ad aprire il suo piccolo mondo ed a cercare nuove interazioni con l’ambiente.

– Adolescenti e ragazzi con problemi comportamentali dovuti a conflitti interfamiliari.

Le interazioni con cani e gatti potenziano nel ragazzo le abilità comunicative non verbali lasciando più spazio alle emozioni.

Dando più spazio alle emozioni, il ragazzo è facilitato nella crescita psicologica e nella presa di coscienza delle proprie responsabilità. Pertanto, facendosi carico delle esigenze e del benessere del proprio animale, potrà imparare a vivere il senso del dovere in maniera più piacevole.

Inoltre potrà imparare a instaurare dei legami affettivi stabili e sicuri necessari per la formazione di una propria sicurezza ed integrità interiore.

– Persone con scarse interazioni sociali e con difficoltà di comunicazione (anziani in pensione, inabili psico-fisici)

Il rapporto con l’animale stimola e fornisce occasione per nuove esperienze (passeggiate, partecipazioni ad attività riguardanti l’animale, polo di attrazione nei contatti sociali).

– Depressi a causa di inabilità e malattie fisiche. Depressi reattivi e endogeni.

I depressi potrebbero trovare la giusta motivazione a prendersi cura di sé se si prendono la responsabilità di provvedere ad un animale. Inoltre, poichè i depressi hanno un elevato livello di ansia e autosvalutazione, l’animale potrebbe avere una certa funzione di sedazione della tensione e fornire quotidiane conferme nella valutazione di sé.

– Le persone che soffrono di lievi difficoltà psicologiche.

La vicinanza di un animale li aiuta a sedare le loro ansie e di conseguenza a percepire meglio il mondo intorno a se.

ATTITUDINI NATURALI DEGLI ANIMALI PREFERIBILI NEL RAPPORTO PSICO-TERAPEUTICO

– La docilità.

E’ la predisposizione ad esempio del cane ad accettare l’uomo come superiore gerarchico.

Uno dei più comuni problemi nel legame uomo-animale è manifestato dall’aggressività legata alla dominanza.

Il cane essendo un animale di gruppo instaura relazioni di dominanza o di dipendenza attraverso comportamenti di tipo aggressivo.

Allora può accadere che alcuni cani non riescano a rispettare “la dominanza assunta dai membri della famiglia di cui fanno parte e pertanto ringhiano o mordono. Ciò crea dei grossi problemi nella interazione uomo-animale.

– La socievolezza.

E’ la capacità di inserirsi naturalmente in qualsiasi ambiente, di comunicare con chicchessia senza esitazione, timori, paure, preoccupazioni o ansia.

– Buon temperamento e tempra

E’ la capacità di reagire e resistere agli stimoli esterni di qualsiasi natura con buon intensità e velocità.

– Curiosità

E’ la capacità di interessarsi in modo del tutto naturale all’esplorazione di ambienti e territori nuovi.

– Vigilanza

E’ la sensibilità ad avvertire situazioni esterne pericolose.

– Giocosità

– Affettuosità

A cura di Paola Felici

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